L’Araba Fenice sul Lago Maggiore

Riassunto delle puntate precedenti

Scarpe appese al chiodo

Questa volta non starò a tediarvi su inutili particolari di allenamenti, ginocchia scricchiolanti o quant’altro. Qualcosa di peggiore ha conquistato la scena tanto che a marzo di quest’anno ho seriamente temuto di dover appendere le scarpe al chiodo.

Staffetta dell'Altopiano
Staffetta dell’Altopiano

Rewind… a inizio dicembre 2021 mi becco il Covid versione delta-gamma-4×4-chi-lo-sa, proprio il giorno prima di fare la terza dose di vaccino. Sintomi lievi: perdita totale dell’olfatto, un po’ di raffreddore e fiato corto; dopo un paio di settimane guarigione e via libera in tempo per le festività natalizie. 

Durante l’attività fisica in questo periodo avevo meno fiato ma già tra la fine dell’anno e l’inizio del 2022 mi sembrava di aver ripreso abbastanza bene, quasi in tempo per competere nell’ormai celeberrima Staffetta dell’Altopiano di San Silvestro.

Così proseguo fino a metà febbraio ed è proprio a questo punto, a oltre due mesi dall’infezione, che iniziano guai più seri.

Il cuore, un sistema a conduzione elettrica

Ho già parlato dei miei problemi nell’articolo su salute e sport, questa volta le cose si sono complicate; chi soffre di fibrillazione atriale, un disturbo ai circuiti elettrici del cuore, sa che possono insorgere, quasi sempre a riposo, delle crisi di palpitazioni aritmiche con durata da alcune ora a interi giorni; si è praticamente in uno stato di battiti completamente fuori ritmo e l’unica cosa fattibile è stare seduti o fare una passeggiata molto lenta, perché con due scalini già gira la testa. Queste crisi la maggior parte delle volte scaturiscono durante il riposo notturno, innescate anche da gonfiore allo stomaco o reflusso gastrico; per questo bisogna prestare massima attenzione a quello che si mangia e beve, specie la sera.

Persino le mie ansie hanno l'ansia

Oltre allo stress fisico c’è poi anche quello emotivo in quanto questo stato genera un’ansia notevole. La patologia non è estremamente grave ma i battiti aritmici potrebbero in alcuni casi formare la creazione di trombi che salendo dal cuore verso il cervello provocherebbero un ictus, e questo non sarebbe affatto simpatico.

Mi sono già operato dall’elettricista del cuore  alcuni anni fa e la situazione è migliorata pur registrando comunque alcuni casi all’anno perché l’operazione non è purtroppo completamente risolutiva.

Fatta la premessa vi spiego cosa è successo, da metà febbraio e per circa due settimane sono iniziate delle crisi molto lunghe e frequenti, una ogni due giorni, che mi hanno gettato nello sconforto più totale, costringendomi anche a ricorrere un paio di volte al Pronto Soccorso, di cui la seconda con consiglio di tornare a prendere dei medicinali per il controllo del ritmo cardiaco. A marzo tre settimane in cui sostanzialmente sto bene ma in seguito comincia una anomala attività extrasistolica.

Extra che?

A differenza della fibrillazione, durante il quale il cuore non segue un ritmo cadenzato regolare, per le extrasistole è come avere saltuariamente una pausa, un battito a vuoto, seguito da un colpo “di recupero” più vigoroso; questi casi sono piuttosto comuni anche in persone sane.

Ma un conto è avere un battito mancante di rado e un altro avere circa 10mila pause al giorno, di cui molte bigemine, ovvero quando ogni battito è seguito da una pausa. Con una frequenza di 60 bpm il cuore batterà circa 30 volte al minuto, una condizione disastrosa fortemente debilitante e sconfortante, anche perché questa sequenza ha insistito per quasi 4 settimane.

È stato un periodo veramente brutto durante il quale ho fatto parecchi esami anche cambiando equipe medica di riferimento passando dal Maggiore di Bologna, dove prima di 2 mesi non mi avrebbero preso in carico, al Sant’Orsola.

Semplici coincidenze?

Risonanza magnetica cuore
Immagine RM cuore

Consentitemelo, questo cambio è stato un vero miracolo: riesco a ottenere una visita convenzionata con il SSN per un eco-color doppler cardiaco prenotando al venerdì per il giorno successivo, qui mi visita un medico e molto gentilmente mi fa anche un ECG per avere un tracciato delle extrasistole, quindi mi propone di interessarsi al mio caso visto che “casualmente” fa parte dell’equipe di aritmologia del Sant’Orsola.

Dopo un paio di settimane mi chiamano “fuori agenda” perché non hanno disponibilità ma vogliono comunque controllarmi e mi fanno una visita completa di 2 ore durante la quale mi seguono in tre persone. Beh, per me è stato un bel conforto e una benedizione, mi sono sentito non più un “numero” ma in qualche modo al centro di interesse e maggiore cura.

Gli esami poi non hanno riscontrato grosse modifiche al cuore, se non vedere un residuo di cicatrice possibile conseguenza di una miocardite causata dal Covid, ma siamo sempre nel campo delle probabilità. Pian piano la situazione è migliorata e le extrasistole sono calate fino a scomparire del tutto nel giro di un mesetto.

Provo a ripartire

Con un po’ di timore ho iniziato a intensificare l’attività aerobica, sempre sotto supervisione medica e continuando, fino a oggi, a prendere alcuni medicinali utili al controllo ritmico. Non avevo comunque mai smesso di allenarmi, volevo sperimentare se con l’attività fisica le extrasistole diminuivano o peggioravano ma non sono mai giunto a una conclusione definitiva; alcune volte andava meglio, altre volte dovevo fermarmi. Di sicuro la bicicletta era più semplice da gestire se evitavo grandi dislivelli.

Stramilano Half Marathon
Stramilano

Con questi progressi, anche se con relativo poco allenamento, riesco a partecipare alla mezza maratona di Milano a metà maggio. Francamente non so come le cose possano cambiare così in fretta, dalla paura di non poter proprio più correre o fare sport in generale, a 21 km tutto sommato piuttosto tirati. Bellissimo!

In seguito c’è stato un ulteriore crescendo di condizione e visto l’andazzo ho deciso, a mio rischio e pericolo, di iscrivermi alla maratona che quest’anno si sarebbe svolta al Lago Maggiore, sponda Piemontese. 

Sono stato praticamente quasi obbligato a farlo visto che la mia banda del CSI Sasso Marconi si sarebbe presentata ai cancelli di partenza con una grande partecipazione: 14 intrepidi o, per meglio dire incoscienti, al via sulla distanza regina, 6 per la mezza maratona e 9 sui 10 km.

“Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”

Senza entrare troppo nei dettagli, da fine luglio a metà agosto mi sono allenato nelle alture cilentane e calabresi, tra una nuotata, una pesca e un tour con il mio amato SUP.

A Marina di Camerota mi sono mezzo ucciso cadendo lungo un difficile percorso sterrato, braccio e ginocchio escoriato e ferita profonda nella mano che praticamente era “aperta” tra l’indice e il medio. La mia preoccupazione, prendendo ancora gli anticoagulanti, era che si verificasse un’emorragia ma dopo una bella lavata nell’acqua di mare e una visita alla guardia medica la cosa è rientrata. Quindi niente più trail e solo chilometri di asfalto!

Il gruppo ai laghetti di Porziola
Allenamento ai laghetti di Porziola

Rientrato dalle ferie ritrovo i tanti compari di allenamenti. Il mio fido Antonio purtroppo si infortuna e non potrà essere dei nostri per diverse settimane.

Sempre per i motivi medici di cui sopra, preferisco esercitarmi la mattina prima del lavoro poiché il mio fisico ha più tempo durante la giornata per recuperare e andare a dormire evitando il fastidioso carico di adrenalina.

Senza Antonio sarei andato da solo, ma quest’anno si è aggregata stabilmente anche Michela che per motivi lavorativi preferisce correre presto, e anche altri di tanto in tanto si sono aggiunti per sfruttare il fresco, come Sisto e Robin, tutti debuttanti sulla 42 km.

Nuovi stimoli

Viste le mie “ben” 7 maratone mi sono sentito quasi un veterano prodigo di consigli. Ecco, forse questo mio piccolo contributo è stata la cosa più soddisfacente dell’avventura, non sono un tecnico ma qualche suggerimento basato sull’esperienza mi sono permesso di darlo e spero di non aver fatto troppi disastri.🙂

Michela e Annalisa durante il lunghissimo da 36km
Michela e Annalisa

Michela è una ragazza – non c’è di che – che ha iniziato a correre da un paio d’anni ed è iscritta come me alla maratona. Ha avuto la forza e la tenacia di seguirmi in tutti i “Morning run delle 7” o anche prima, comprese salite e ripetute, a un ritmo che forse inizialmente era troppo intenso, ma che piano piano ha digerito e gestito molto bene.

Io ho rallentato solo di poco in alcune sessioni per non tirarla troppo, e questo non è stato male visto che il medico mi aveva fortemente consigliato – diciamo così – di calare un po’ l’intensità aerobica.

Nel mio piccolo ho cercato di farle da locomotiva e devo dire che ha raggiunto dei risultati notevoli. Ero preoccupato di averla caricata troppo di responsabilità sui ritmi da seguire in gara ma alla fine l’allenamento credo abbia dato i suoi frutti.

Non ero neanche più di tanto interessato alla mia prestazione, quanto al fatto che lei e tutti i principianti non scoppiassero in gara, ma allo stesso tempo mantenessero tutte quelle potenzialità mostrate durante la preparazione. La maratona è una distanza – almeno per me – piuttosto critica, il rischio di andare troppo veloci è concreto e con esso la probabilità di crollare, vedi quello che è successo a New York quest’anno. Occorre trovare un equilibrio per ottimizzare la resa relativamente al modo con cui ci si è allenati, né troppo piano né troppo forte.

Pronti…

Tutti gli allenamenti avevano indicato che, a parte qualche limitato problema fisico, eravamo pronti per affrontare la distanza regina. La macchina organizzativa era in moto, le case e gli hotel prenotati, il ristorante del sabato sera pronto a mantecare il nostro risotto e versare birra. Come al solito tutto si è svolto tra il serio e il faceto, anzi di serio c’era ben poco, se non i timori che ciascuno di noi inevitabilmente si porta dietro, ma non esterna, prima di affrontare una situazione così potenzialmente dura, un vero viaggio verso terreni inesplorati.

Come dice una massima, “l’allenamento è principalmente un atto di fede, questo significa che non è possibile prevedere cosa succederà il giorno della gara a prescindere da come ci si è allenati”.

E il giorno era arrivato, la partenza imminente, con le foto di rito del gruppo e tante risate per stemperare la tensione del momento, poi allo sparo si azzera tutto, le gambe iniziano a rullare e si cerca di divincolarsi in mezzo alla folla di persone che intasano le griglie di partenza.

… Via!

Dopo alcuni chilometri già si raggiunge il proprio ritmo desiderato, per me era intorno ai 4’45” al km anche se la mia testa avrebbe voluto andare più forte, ma come è noto la testa ragiona spesso senza tener conto di quel che dicono le gambe. Dopo una decina di km leggermente più veloci di quel passo inizia a tirare un forte vento contrario e da lì rinsavisco e decido che è meglio rimettersi in gruppo e sfruttare un po’ di copertura del gregge.

Al 18mo capisco già che non sarei arrivato in fondo a quell’andatura, le salite ci sono e si fanno sentire, cerco comunque di sfruttare la scia del pacer fino al 24mo, poi dopo un’ennesima rampa inizio pian piano a calare per arrivare al 28mo intorno ai 5’ al km.

Le gambe iniziano a tramutarsi in tronchi di legno, verso il 30mo inizia un giro di boa che ci distrae per qualche km facendoci incrociare i nostri inseguitori e anche quelli che ci stanno davanti. Riesco a salutare Sisto che è circa 1 km dietro di me o poco più, poi Luca che gira serenamente dei video con il cellulare, Corrado e Gianni. Siamo a circa 10 km dalla fine e davanti a noi è partita la corsa degli iscritti alla 10mila che ci accompagnerà fino alla fine.

Ancora un po’…

Raggiungo le nostre future runner che si cimentano sulla distanza: Valentina, Marinella, Francesca, Edith, Manuela e le due Antonelle prese a 4-5 km dall’arrivo. Non ricordo di preciso il momento perché ero a un livello di cottura quasi fatale, troppo concentrato sull’isolamento dal dolore per poter pensare a molto altro. I tronchi di legno che si sono ormai sostituiti alle gambe sembrano potersi spezzare, ma incredibilmente ogni chilometro nel quale mi sembra di andare come una tartaruga è corso a un ritmo quasi decente, nonostante le lunghe soste agli ultimi tre ristori.

Dopo la salita che ci porta verso il finale vedo un tratto che sembra una discesa, siamo al quarantaduesimo, imbocco la curva in forte pendenza per prendere la rincorsa per l’allungo finale, i polpacci dicono però che accelerare non è affatto una buona idea, cerco di resistere e completare la passerella dell’arrivo nel miglior modo possibile, ovvero mantenere almeno un andamento costante. Taglio il traguardo e mi fermo sfinito dopo pochi passi, anche questa volta è andata!

Sorrisi per tutti

Nel giro di pochi minuti arrivano tutti: Luca, Corrado, Gianni, Sisto ritardato da attacchi di crampi, Daniele, il coach che con uno scatto d’orgoglio conquista il suo personale – ma questo resta in un alone di mistero che non sarà mai risolto – e poi Michela che ce l’ha fatta alla grande, Robin, Vento, Michele, Annalisa che non molla mai nonostante i fastidi muscolari, Filippo e Fabione. Tutti sotto le 4 ore, nel nostro piccolo un gran risultato.

Per dovere di cronaca, tra i 14 maratoneti la metà era al debutto assoluto sulla distanza e anche nella mezza ci sono stati 2 esordi con tempi abbondantemente sotto le 2 ore; bravissime Sara e Maria Cristina ma anche, in ordine di arrivo, Antonio, Francesco e Mauro. Menzione speciale per Fabio che, iscritto alla maratona, ha dovuto optare per la mezza a causa di un’infezione da Covid dell’ultimo momento, e non è mai semplice prendere queste decisioni. Un pensiero anche per l’infortunata Patrizia e per la lungodegente Nadia, non mollare!

Premiazione Lago Maggiore

Diamo per scontato di non aver vinto nulla, ma controllando i risultati durante il rientro salta fuori un secondo posto di categoria (Michela) e tre terzi (Annalisa, Corrado e Gianni); questa volta niente premio quindi, ma la prossima dovremo cercare di essere più attenti. Fabione ha riassunto benissimo nella sua vignetta lo spirito del gruppo! 😀

Sorrisi al Lago Maggiore - anche il quotidiano Stadio parla di noi
Anche Stadio parla di noi

Araba Fenice

Durante i momenti più sofferti è venuto da chiedermi perché sottopormi a un tale supplizio; una risposta non ce l’ho, ma alla fine tutte le emozioni, la gioia e la commozione ti assalgono, ed è una sensazione difficile da descrivere, ma fortemente liberatoria. Ho ripensato a quello che ho patito nei mesi primaverili, confesso di aver pregato molto per la mia salute e posso solo essere grato a Dio per come sono andate le cose. I problemi e le prove non mancano, ma come per il gesto sportivo si cerca di resistere e affrontarle con fiducia.

Araba Fenice

Questo mi ricollega al titolo dell’articolo. L’Araba Fenice simboleggia infatti la capacità di rialzarsi dopo le fasi di difficoltà e le avversità della vita, capacità tipica delle persone resilienti.

Gli individui resilienti sono coloro che – di fronte a difficoltà ed eventi traumatici – non si arrendono, ma al contrario, trovano la forza di andare avanti e sono addirittura capaci di trasformare l’evento negativo subito in una fonte di apprendimento che consente loro di acquisire competenze utili per migliorare la propria vita.

Ecco, per me è stata proprio una vera e propria rinascita, come uscire da un incubo o da un tunnel buio, sperando di non farvi più ritorno!

Alla prossima avventura! 😉

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