Mezzo Ironman: sognare non costa nulla, o quasi

Perché correre una maratona quando puoi farne mezza con il doppio della fatica?

Dunque, si parla di un sogno che ho nel cassetto da molto tempo, che poi – non chiedetemi il perché – anche l’anno scorso, mentre mi trascinavo penosamente nella fase pedestre del triathlon olimpico del Brasimone, ho pensato tra me e me: “mai più“! E tuttavia, eccoci qui, pronti a rinnovare la sfida agonistica, proprio come quel cibo che sai già ti sarà indigesto, ma lo mangi lo stesso.

Capita, in quei momenti di pura follia tra pedalata e corsa, di chiedersi con un sorriso amaro sulle labbra: “ma chi me l’ha fatto fare?”. Sì, perché decidere di torturarsi con una disciplina sportiva è già di per sé un’idea così così, ma lanciarsi in tre diverse prove di resistenza medio lunga e senza soluzione di continuità nella stessa giornata? Beh, chiamiamolo con il suo nome: un irresistibile cocktail di masochismo condito con un pizzico di “non ho riflettuto abbastanza su questa decisione”.

Sono sempre stato titubante nella decisione di affrontare questa prova, anche per consigli medici contrari a causa dei problemi elettrici al cuore. Con il tempo ho imparato a dosare meglio le forze e limitare i picchi di intensità, questo tipo di impegno più conservativo ha migliorato il rapporto con la fibrillazione atriale, grazie a Dio è da un paio d’anni che mi sento bene, anche se per chi è pratico della materia sa che una crisi può tornare quando meno te l’aspetti e senza alcun motivo o preavviso.

Così, dallo scorso anno ho avuto dal medico sportivo il via libera a praticare anche il triathlon, un sogno che finalmente poteva diventare realtà! Decidere di farlo era però solo il primo passo, poi?

Allenamenti

Paradossalmente, mi sono lanciato in questa pazza avventura proprio quando mi ero fatto male al tendine d’Achille. In quel periodo ho dovuto lasciar stare la corsa per dedicarmi di più a bici e nuoto. Mentre navigavo online per cercare competizioni di mezza distanza qui in Italia, volevo scovare qualcosa che non mi costasse un occhio della testa, mi facesse gareggiare in pianura e che fosse anche relativamente nelle vicinanze.

Ho scelto l’Irondelta, una gara che si fa a inizio primavera tra Lido delle Nazioni e Volano, nella zona di Comacchio. Purtroppo mancavano meno di 8 settimane al via, praticamente un mese e mezzo per arrivare in una forma che si potesse definire decente. Vabbè, mi son detto, in bici sono sempre stato sul pezzo e anche se a nuoto vado piano, non credo di avere grossi problemi.

Dunque, come allenarsi? Da bravo neofita ho trovato qualche informazione sul sito 220triathlon.com cercando suggerimenti basati sulle settimane mancanti alla gara, ma la tabella indicata mi sembrava già troppo dura per le mie possibilità. Ho cercato di mitigarla inserendo allenamenti di bici e nuoto nei giorni di riposo della normale routine della corsa, in più mi sono forzato a fare più esperienza nel combinato bici+corsa, il mio punto debole.

A causa della stagione invernale ho sfruttato molto l’allenamento sui rulli (grazie Rouvy), in questo modo anche durante la settimana è stato possibile svolgere mezz’ora di bici e altrettanto di corsa, almeno un minimo bisognava pur produrlo. Nell’ultimo periodo ho aumentato gradualmente le distanze, supportato da un tendine d’Achille in fase di guarigione. Quasi al limite delle iscrizioni, ho deciso di buttarmi: ho testato 90 km in bici e qualche km di corsa, un’impresa sfiancante ma che mi ha dato la carica.

Preparazione materiali

Il triathlon non è solo faticoso e costoso, è anche un gioco di scatole cinesi! Ho preso spunti preziosi dagli amici della squadra T3Triathlon, da siti come atomicatriathlon.it e dal canale YouTube Endu , creando una check-list completa per il pre-gara e la zona di transizione, inclusi consigli sull’alimentazione.

Ho preparato tutto dividendo i materiali per disciplina: body, muta e il necessario per il nuoto, poi gli accessori per la frazione di ciclismo e quelli per la corsa.

Logistica gara

Viene consigliato mediamente di arrivare un paio di ore prima, infatti è necessario ritirare il pacco gare e poi prepararsi. Nel pacco si troveranno gli adesivi da posizionare su bici e casco, il numero da agganciare al porta pettorale (elastico possibilmente) e la cuffia per la frazione di nuoto, anch’essa numerata. Sono da solo e cerco qualche consiglio dagli altri concorrenti, sicuramente più esperti.

Prima cosa preparare la bici, verificare la corretta pressione dei pneumatici, vedere che sia tutto in ordine e attaccare il numero al tubo reggisella. Ho attaccato con nastro di carta anche le barrette e i gel, in modo da non dimenticarli, poi ho caricato le due borracce che avevo tenuto al fresco.

A questo punto, appena la tempistica lo consente, ci si può già avvicinare in zona cambio (con il casco allacciato e numerato), posizionare la bici sulla rastrelliera in corrispondenza del proprio numero e sistemare dal lato della catena il materiale per le transizioni, quindi il casco con all’interno gli occhiali e (nel mio caso) i guanti, le scarpe (ben slacciate e allargate) con dentro i calzetti pronti per essere indossati. Per la bici avevo anche messo un giubbottino antivento e dei manicotti nel caso fosse stato freddo, ma in questa giornata è stato proprio l’ultimo dei problemi.

In posizione più lontana si metteranno le scarpe da running, la visiera (per chi la usa, o cappellino oppure tenere gli occhiali della bici) e qualche altro gel per questa frazione. Sistemato tutto si può uscire dalla zona di transizione e iniziare a preparare il resto, qui si potrà comunque tornare se ci si è dimenticati qualcosa.

Vista la bella giornata ho trovato una panchina libera dove cambiarmi, mettere il body, la fascia cardio e le polpaccere e aspettare fino a 20 minuti dalla partenza per la muta (altrimenti ci si cuoce con il caldo). Indossare la muta è una pratica spossante ma da provare con cura diverse volte prima della gara. Metto la cuffia in neoprene per il freddo (acqua sotto i 18 gradi) e quella numerata per ultima, poi occhialini e ciabatte. Orologio Garmin in ordine (con laccetto di sicurezza vista una quasi brutta esperienza passata) e tutto il rimanente dentro la sacca da lasciare al deposito bagagli.

Mancano 10 minuti alla partenza prevista alle 9 e 30, un tuffo veloce e qualche bracciata per testare la temperatura dell’acqua e fare abituare il corpo e soprattutto la testa al freddo. Poi è già ora di uscire e ascoltare il briefing.

Gara

Nuoto

Si parte, mi defilo subito in fondo al gruppo perché la partenza è cumulativa per tutti gli uomini, una vera tonnara. Anche nelle retrovie si prende qualche calcione ma sopportabile. L’acqua non permette molta visibilità, cerco di mantenere la traiettoria seguendo chi mi è a fianco, ma verifico anche di andare dritto per conto mio visto che qualcuno va addirittura più storto di me. Dopo poco prendo il mio ritmo e completo il primo giro facendo una sorta di triangolo per circa 1 km.

La frazione è in modalità “australiana“, per cui finito il tragitto si esce dall’acqua, si corre una decina di metri (io barcollando non poco) e poi ci si rituffa per completare un secondo giro identico al precedente. Finisco in poco più di 40 minuti, non ultimo ma abbastanza indietro, non una sorpresa.

Uscendo dall’acqua cerco di riprendermi camminando per avvicinarmi alla zona cambio, inizio a togliere la muta ma noto una forte resistenza nella zona delle braccia, solitamente la parte più facile da sfilare. Mi ci vuole un po’ per capire come fare ma pian piano e con non poca agonia riesco a liberarmi e poi a togliere, più facilmente, anche la parte delle gambe. Ragionando a ritroso do la colpa a uno spray solare che aveva creato una patina ruvida impedendo così lo scivolamento.

Accartoccio meglio possibile muta e occhialini e indosso casco, occhiali, calzini, scarpe e guanti, smonto la bici dalla rastrelliera e la spingo fino alla linea di partenza prevista, aggancio i pedali e… l’incubo prende forma!

Bici

La gomma anteriore è completamente a terra, scendo e vado a piedi sul lato della strada per cercare di gonfiarla con l’unica bomboletta di CO2 che ho a disposizione. Con un po’ di fatica, anche causa agitazione e confusione mentale, riesco a sistemarla, non benissimo ma meglio di niente. Ho perso qualche minuto ma provo a ripartire.

Non completo neanche il primo chilometro che la gomma è di nuovo sgonfia nelle condizioni precedenti; cerco un’area dove fermarmi per non intralciare i ciclisti che sfrecciano in assetto aerodinamico, non ho molto tempo per pensare, il copertone è montato tubeless e probabilmente stare fermo al sole non ha giovato, inoltre non ho verificato prima di preparare la bici che il cerchio fosse in ordine con il lattice fresco, di questo me ne pentirò amaramente.

Decido quindi di usare la camera d’aria di ricambio, giro la bici e smonto la ruota, scollo il copertone con parecchia fatica e altrettanto sudore tolgo la valvola, impresa non facile tra l’agitazione, lo sporco e le mani bagnate. Ormai mi devo rassegnare a fare le cose con calma, poi si vedrà per il tempo; tiro fuori il materiale dalla sacca dei ricambi e posiziono la camera d’aria, con qualche problema tecnico e tanto stress. Alla fine riesco a chiudere il copertone e gonfiare per quanto possibile con una mini pompa. Monto la ruota al suo posto, raccolgo la roba che avevo seminato per terra, aggancio la sacca attrezzi, giro la bici e riparto.

La gomma tiene ma sento che non è proprio al top; inizio a fare qualche calcolo mentale se il tempo perso (tra le due soste circa 15 minuti) mi avrebbe comunque permesso di rimanere nel massimo consentito, mah, sono troppo confuso per concludere un conto preciso, inoltre il ritmo gestibile con la bici in queste condizioni è un’incognita.

Il percorso è un circuito da ripetere 4 volte, poco più di 21 km a giro; nelle sezioni con vento favorevole supero i 30-32 km/h con “facilità” relativa mentre controvento la pedalata è decisamente più faticosa. Verso il 50mo inizio ad accusare un po’ di fatica ma resisto fino a 10 km dalla fine, poi inizio a calare leggermente e aumentare la cadenza per non arrivare completamente sfiancato.

Ormai sulla strada siamo rimasti in pochissimi, arrivo al termine qualche minuto prima del tempo limite ed entro nella zona cambio, mentre transito sento lo speaker che esalta il primo uomo che sta tagliando il traguardo della corsa (meno di 4 ore totali); benissimo, io devo ancora iniziare ma elimino dalla mente questo pensiero.

Corsa

Via l’attrezzatura da bici, infilo le scarpe da corsa, la visiera (fondamentale visti orario e clima) e prendo un altro paio di gel. Uno me lo gioco subito, il primo chilometro è duro, veramente duro, anche se le gambe non sono proprio alla frutta la stanchezza è considerevole; si entra in pineta per godere di una fantastica ombra, bisogna però stare attenti a radici e rametti sul terreno per non inciamparsi.

Pian piano la falcata sembra migliorare ma il cuore è molto al limite e capisco che al passo del secondo km (meno di 5 minuti) non sarei arrivato in fondo, oppure ci sarei arrivato con l’ambulanza; conservo un minimo di lucidità per decidere di rallentare. Dovrò fare 4 anelli da 5 km circa, di cui fortunatamente il grosso nella pineta.

Ci sono due ristori per giro e a ciascuno mi fermo per bere qualche sorso e soprattutto fare una “doccia” fresca, camminare un po’ mi aiuta anche per qualche fastidio alla schiena. Dopo il primo giro mi sento un po’ scoraggiato e inizio a pregare invocando un po’ di sostegno. Ne ho molto bisogno, anche perché il mal di schiena migliora ma lo stomaco inizia a essere parecchio in subbuglio, probabilmente troppi carboidrati liquidi non hanno giovato.

Le quattro tornate sembrano non finire mai, la sensazione è quella di correre come negli ultimi 10 km di una maratona, anche le braccia sono pesantissime e doloranti fino ai dorsali; da questi momenti è scaturito un “mai più“, chissà se terrò fede a questa risoluzione.

Vedo che anche gli altri non è che siano così freschi , sono in buona compagnia e infatti questa frazione è l’unica nella quale riesco a superare qualcuno. Inizia l’ultimo giro e a metà sono costretto a fermarmi per crampi al basso ventre che mi impediscono di correre (se non al bagno), provo a camminare e gradualmente riprendere a corricchiare, anche se la sensazione è bruttissima. Insisto nella sofferenza ma passo dopo passo mi sento meglio e con una sensazione mista di gioia e gratitudine completo l’ultimo chilometro arrivando al tanto agognato traguardo. Grazie a Dio è finita!

Terzo tempo

Non ci credo neanche io, sono anche 9 minuti in anticipo sul tempo limite, prendo la medaglia e un po’ (molto) frastornato mi avvicino al primo ristoro dove mi offrono una coca-cola rigenerante e una banana condita con una “sbadilata” di nutella. Non ho molta fame ma non rifiuto nulla.

Torno in zona cambio dalla mia bici, come per dispetto vedo che è ancora gonfia! Mi stendo per terra per un po’, recupero le energie per dire a tutti che sono ancora vivo, cambiarmi e assalire il pasta party finale dove mi tornerà un po’ di appetito per mangiare lasagne, focacce e una torta superlativa, il tutto sulla riva del lago immerso in un paesaggio bucolico e rilassante.

In lontananza vedo alcuni turisti che pagaiano in kayak e mi viene il pensiero di fare un giretto. Nuovamente lo cancello e rimango un po’ da solo, sdraiato nel prato al sole a respirare e godermi un lungo momento di soddisfazione e gratitudine.

Note finali

Nel caso mi passasse per la testa la malsana idea di riprovarci, mi dovrò assolutamente ricordare alcune considerazioni.

  1. Se possibile evitare di rifarlo
  2. Se negherò di aver mai scritto il punto 1, ecco qualche nota segnata a caldo:
    • gli esperti dicono che per preparare un Triathlon medio ci vogliono 12/24 settimane di allenamento, non sono fesserie, si può rifare con 7 settimane ma a proprio rischio e pericolo
    • mai e poi mai usare creme o men che meno spray solari senza averli mai provati prima sotto la muta, pena creare una sorta di strato collante tra pelle e muta che non renderà la svestizione molto semplice
    • verificare con cura l’uso di creme anti-sfregamento intorno alla zona del collo dove si chiude la muta, fare anche verificare da altri se la muta è chiusa bene e non ci sono zone che possano provocare tagli o irritazioni
    • provare seriamente la nutrizione simulando la gara altrimenti ci si ritroverà a correre già con lo stomaco sottosopra e l’impossibilità di mangiare o integrare alcunché senza prima fare una lunga sosta in bagno! In bici valutare un buon panino
    • verificare scrupolosamente la meccanica della bici, specialmente il buono stato delle coperture tubeless, in caso rinnovare il lattice almeno 10/15 giorni prima della gara
    • non gonfiare i pneumatici all’estremo, ricordarsi che se fa caldo saranno per molto tempo al sole e se troppo gonfie potrebbero creare problemi, specie se le ruote non sono in ottimo stato
    • non sottovalutare il rinforzo muscolare di braccia, spalle e deltoidi
  3. tornare al punto 1

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