Maratona di Palermo, 2017

La maratona di quest’anno è iniziata a giugno, quando ho mandato una foto a un contest sui social per vincere la partecipazione alla maratona di New York. Sono stato sorprendentemente selezionato tra 75 aspiranti ma alla prima selezione sono stato eliminato (non sono così sociale in rete); partecipare è stato comunque utile perché ho imparato a conoscere, anche se solo virtualmente, delle belle persone. 

A questo punto la scelta era tra continuare ad allenarmi per fare un’altra maratona oppure lasciare perdere. Ho pensato di lasciare stare per quest’anno, ma dentro di me il voglino era rimasto. Quando i miei compagni di merende hanno deciso di partecipare alla maratona di Palermo sulla mezza distanza il voglino ha preso il sopravvento, a Palermo non c’ero mai stato, si corre anche la 42km e il costo dell’iscrizione e del volo erano molto convenienti. Andata! Daniele, Luca, Mario, Fabio, Alfiero e Beppe dovranno aspettarmi un po’ però. 

Anche se quasi un mese in ritardo riprendo la tabella degli allenamenti, d’altronde il fondo c’era, a metà settembre ho fatto decentemente la mezza di Bologna e quindi ero positivo. L’unica mia indecisione riguardava il cuore: a dicembre scorso sono stato ablato per risolvere un problema di fibrillazione atriale, dopo 3 mesi ho smesso la cura conservativa degli antiaritmici ma il risultato non è stato incoraggiante, forse avevo sforzato troppo nel primo periodo, non so, insomma ho dovuto riprendere un bassa dose di antiaritmico e devo dire che in estate sono stato poi (finalmente) molto bene. Quindi ho deciso di continuare la cura almeno fino alla maratona, poi si vedrà. 

Scelgo una tabella con 5 allenamenti settimanali per i giorni che posso correre, anche se so già che non sempre potrò seguirla, all’inizio è dura, molto dura. I ritmi mi sembrano così difficili da seguire; faccio il primo lungo da 28km, arrivo quasi strisciando per terra, cominciamo bene! Settimana dopo ce ne sono 30, decido di farli con più calma e in effetti va meglio, anche se le salite finali per tornare a casa si fanno sentire (ma risulteranno poi molto utili). 

Ormai ho preso il ritmo, le corse si fanno sempre più lunghe ma riesco a gestirle. A un mese dal via scopro che il percorso ha diversi saliscendi e ci sono 3 splendidi km di salita al 35mo, l’unica cosa che mi consola sono i rimanenti in leggera discesa verso il traguardo, vario comunque un po’ i percorsi per aggiungere più tratti collinari. Integro con nuoto e Pilates e qualche volta sostituisco l’allenamento del sabato con la bici, il primo amore non si scorda mai… 

Cerco di fare le cose per bene, arrivo all’ultima settimana in forma a parte un fastidio sotto al metatarso destro che però dalle analisi non risulta grave; mangio (grossomodo) le cose giuste, almeno finché non arriviamo a Palermo, visto che dopo la sveglia alle 4:30 e il volo, prendiamo posto nel b&b e ci fiondiamo al Bar Touring per arancine e cannoli, cominciamo bene, ma d’altronde è impossibile resistere. Ci gustiamo la splendida città ma anche una decina di chilometri di camminata su e giù tra chiese, musei e parchi. Un po’ di fame mi viene, e quindi aperitivo con caldarroste al sale e poi da “Franco u vastiddaru” per il mitico panino con la milza, pane e panelle, arancine e crocché di patate, birra a volontà e poi si torna al Touring per caffé e cannolo. 

Qualche ora sdraiati nel letto, ma faccio fatica a prendere sonno, al contrario del mister che se la ronfa beatamente. Ci si alza ed è già ora di cena, appuntamento al Ferro di Cavallo dove, nonostante qualche problema di prenotazione (ma intanto si socializza), riusciamo a mangiare (alle 22) antipasti vari e una eccezionale pasta con le sarde e finocchietto. Io mi limito negli antipasti, ma non certo sulla pasta. Camminata per cercare di digerire qualcosa e poi a nanna. L’ultima sensazione prima di dormire è il male alle gambe, dalle ginocchia in giù… a posto siamo! 

Nonostante tutto dormo decentemente, ci prepariamo e alle 8 siamo già allo stadio di atletica di Palermo, il tempo fa le bizze: prima sole poi nuvolo, poi pioggia, poi un bellissimo arcobaleno! Questo fenomeno mi ricorda sempre il Patto tra Dio e l’umanità (non certo i recenti movimenti di presunta libertà), mi dà coraggio e fiducia che andrà bene. 

L’organizzazione lascia a desiderare, ci sono ingorghi per lasciare le sacche, per entrare al campo, oltre a un quarto d’ora di ritardo, comunque prendiamo finalmente il via. Avevo deciso di correre leggero visti i 15-18 gradi previsti, non mi sono lasciato spaventare dalla pioggia e dal vento, e infatti al quinto km avevo già bisogno di una bella spugnata. Cerco di partire piano ma il primo tratto è in leggera discesa e non riesco a stare sopra i 4:30, il cuore comunque è abbastanza tranquillo, intorno ai 140-145 battiti, cerco di tenere un ritmo “tranquillo” e correre sciolto, non facile visto che tecnicamente faccio schifino e poi perché mi dolgono un po’ i tibiali per le scarpinate del giorno prima. 

Daniele e Luca mi raggiungono solo al 17mo km, sono stati imbottigliati in partenza mentre io invece mi sono portato un po’ avanti immaginando l’ingorgo, loro finiscono la mezza con un eccellente 1h37′, nonostante i continui saliscendi. Mentre passo dentro lo stadio li vedo ritirare la medaglia, il cronometro ufficiale dice 1h40′ al mio passaggio della mezza, troppo veloce! 

Si ritorna in salita e poi in discesa e poi dal 25mo una leggera salita di 2-3 km che soffro in modo particolare, sento anche qualche extrasistola al cuore, forse è normale, ma ho sviluppato una sensibilità particolare per il muscolo cardiaco e sento ogni sfumatura; cerco di ignorarlo e in effetti è solo la sensazione di un attimo. Tengo duro solo perché so che tra qualche km ci sarà la discesa per Mondello. Scollino e prendo un gel, poi soffro anche in discesa, non credevo, le gambe iniziano a essere durette. Arrivati a Mondello si segue il lungomare, il tempo è ventoso (contro), il mare un po’ agitato, che bello sarebbe fermarsi in spiaggia. Non posso, giro di boa e si torna in salita (vento a favore però), sto puntanto un podista da qualche km, in salita si ferma e cammina, mi sa che ha tirato troppo. 

Raggiungo anche Massimo Catania, il vincitore dell’edizione 2013 che quest’anno ha corso spingendo per tutti i 42km (!) la carrozzina di Giusi Colombo, affetta da sindrome atassica (lo leggerò dopo sul giornale). Tanto di cappello, lo incoraggio, lui mi incoraggia e passo oltre, arrivo in cima e scollino, non è stata tragica come pensavo. Alla fine tutti i su e giù fatti in allenamento saranno pur serviti a qualcosa. Inizia un po’ di discesa, ormai mancano 4 km, prendo comunque l’ultimo gel e affronto il tratto rimanente solo con la testa, ormai le gambe facevano il possibile già da un po’. 

Neanche il tempo di rendersene conto e sono dentro lo stadio al traguardo, fermo l’orologio ed è per me un più che ottimo 3h26′, prendo la medaglia, provo a togliere il chip dalle scarpe ma mi rendo conto che non posso neanche piegarmi e me lo faccio togliere dai ragazzi dello staff (ma vedo che è un male comune). 

Mi avvio al ristoro, mi viene da piangere, mi sto rendendo finalmente conto che ho finito. Ringrazio Dio perché è andato tutto bene, da solo non ce l’avrei fatta! 

Doccia, pranzo di recupero (pasta con le cozze) e una gigantesca “Sfincia di San Giuseppe” per allietare lo stomaco. Al rientro in aeroporto la beffa finale: ci bloccano il pacco del pasticcere perché la ricotta dei cannoli era a parte. Non ho alcuna intenzione di buttarla, per cui troviamo un tavolo e un cucchiaio e ci mettiamo a riempirli uno per uno sotto lo sguardo dei curiosi; senza di quelli non si poteva certo tornare… 

Ci aspettano i 4 gradi di Bologna con un po’ di nebbiolina, ma anche un letto caldo dove finalmente riposare. Grazie a Pippo e Ciccio del fantastico weekend, sarà difficile da dimenticare! 

PS: ho pesato le 4 arancine al burro che ho portato a casa: 1,5Kg abbondanti!

Commenti