La porti un bacione a Firenze

Sottotitolo: “maratona, esperienza di vita”.

Tutto è iniziato lo scorso anno 2015, quando la mia amica Lídia mi ha invitato in Portogallo per correre per la prima volta su questa distanza. Un po’ titubante ho accettato. Mi sono preparato in tre mesi, molto a sensazione, e così mi sono presentato al via… Durante la corsa ho avuto un problema dal diciassettesimo chilometro al ginocchio sinistro (piuttosto invalidante); ho stretto i denti e tenuto duro fino alla fine, un po’ camminando e un po’ correndo, risultato 3h50’. Sofferente (molto) ma soddisfatto (moltissimo), è stata anche l’occasione di vedere la bellissima Lisbona ma soprattutto conoscere Joel e la splendida famiglia di Lídia (siete stati tutti fantastici e non vedo l’ora di rivedervi).

Ho impiegato circa 3 mesi a rimettere in sesto il ginocchio (grazie anche all’aiuto dell’osteopata), poi nel nostro gruppo è saltata fuori la malsana proposta di correre a Firenze. Il nostro coach Daniele ci prepara un bel piano, 15 settimane di sudore a partire dal 15 agosto! Parto subito malino, grossa contrattura al quadricipite sinistro, 2 settimane fermo e massaggi per sciogliere il “nodo”. Riprendo gli allenamenti ma il male alla gamba sinistra non scompare, degli esami si evidenzia un problema al nervo sciatico… beata gioventù!

Convivo per le successive settimane con questo dolore (che pian piano migliora, grazie anche ad altri massaggi ed esercizi), poi a 4 settimane dalla maratona capita che durante un allenamento lungo mi si infiammi il tendine d’Achille. Bingo! Creme, taping, ginnastica… ormai mancava così poco, ero veramente depresso, questo obiettivo della maratona stava diventando snervante. Rimango fermo un’altra settimana e riprovo. Niente, peggio di prima!

Stavo lottando contro me stesso? Non lo so, però lo stop mi ha costretto a pensare, giungendo alla conclusione razionale di non voler correre in quelle condizioni. Pazienza i tre mesi di allenamento “sudore e sangue”, in fin dei conti è poi solo una corsa, non certo una questione di vita o di morte! Probabilmente avevo dato troppa priorità a tutto questo, fatto sta che appena ho deciso di mettere l’obiettivo in secondo piano ho avuto la netta sensazione (o meglio, rivelazione) che sarei guarito. So che molti sono scettici sui possibili interventi divini, ma io ci credo.

Così, con il cuore in pace, proseguo a curare il mio tendine facendo anche molto allungamento, e dopo un’altra settimana di stop sento che va molto meglio, corro infatti una mezza maratona senza fastidi. Qualcuno mi vuole bene, anche nelle “piccole” cose. Termino il piano di allenamenti e sono pronto per Firenze, o almeno credo.

La gara. Vado “tranquillo” con il mio passo, al 15’ km inizio ad accusare un po’ di fatica. Mentre supero un ultramaratoneta, così almeno era scritto sulla sua maglia, mi affianca chiedendomi di aiutarlo a strizzare una spugna perché lui aveva i guanti, lo faccio e quando gliela rendo mi ringrazia con un “Dio ti benedica”! Capisco in quel momento che ce la farò, lo benedico a mia volta e proseguo.

Ho qualche problemino dopo la mezza alla pianta del piede, tengo duro, non sembra gravissimo. Incrociamo dei cristiani che espongono la loro fede col megafono ai margini della gara. Mi rattristo, capisco i loro propositi e li condivido, ma non possono urlare “ravvedetevi!” a persone che sono nel mezzo di uno sforzo del genere, di certo nessuno sarà ricettivo al messaggio, tutt’al più potranno solo infastidirsi.

35’ km, già da un po’ si corre principalmente con la testa; inizia il percorso in centro, sembra più un urban trail con tutto quel fondo sconnesso di pietroni. Verso il 41’ devo passeggiare un po’, ho qualche problema intestinale che mi blocca; mi riprendo, sul rettilineo finale sento i muscoli delle gambe che iniziano ad avere strane contrazioni, ma grazie a Dio è finita. 3h29’22” il “real time”.

Pianto liberatorio di ringraziamento poi aspetto i miei compagni di avventura, tutti hanno debuttato alla grande o migliorato i loro tempi, eccetto il coach che ha l’attenuante di qualche problema muscolare. Comunque grande soddifazione per tutti.

Nella foto di gruppo, da sinistra, Luca, Annalisa, Fabio, Mario, sotto di lui Corrado e poi io e Daniele.

P.S.: grazie anche a mia moglie per avermi sopportato in questi mesi di sveglie domenicali a orari improponibili…

“I magnifici sette”, ora si può ridere un po’…

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